26 novembre 2007

Il destino gioca con noi.

Lei era sempre stata la cocca di papà. Erano quattro figli, ma lui aveva sempre confessato senza vergogna che quella figlioletta un pò ribelle gli aveva conquistato il cuore più degli altri.
Un padre padrone poco convincente sullo sfondo di una città meridionale che non permetteva di andare fuori dagli schemi.
Lei sapeva di questa predilezione del padre nei suoi confronti, ma non ne aveva mai approfittato.
Eseguiva i suoi compiti da perfetta secondogenita, senza fiatare, per evitare i castighi di cui lei e i suoi fratelli sempre temevano.
Il suo "compito" preferito era andare a comprare il latte al negozio all'angolo. Era una breve passeggiata lungo il mare di una città che non aveva mai sentito realmente sua. "Me ne andrò via da qui, un giorno!", pensava. Nel tragitto che portava al negozio i suoi battiti acceleravano, un pò perchè aveva il passo svelto da bambina tredicenne sveglia e un pò perchè sapeva che, fuori dal negozio, c'era chi l'aspettava.
Era un ragazzino simpatico, alto, forte anche se un pò sfaticato. Ma la faceva ridere, e spendevano sempre qualche minuto fuori dal negozio a parlare del più e del meno, imparando a conoscersi meglio.
Ormai era diventata un'abitudine. Tutte le volte che lei andava a comprare il latte per la mamma, lui si faceva trovare davanti al negozio.
E così per molto tempo.
Un giorno, mentre chiaccheravano sugli ultimi gossip della scuola, lo zio della ragazza passò davanti al negozio e vide la bambina intrecciare discorsi con "il ragazzino di fronte a Don Gaetano".
Li vide, ma non disse niente, e proseguì.
Senza esitare, lo zio andò subito a casa di Don Gaetano e gli raccontò senza mezzi termini quel terribile incontro che aveva fatto.
Alchè Don Gaetano uscì di casa, andò volutamente al negozio dove c'erano i due ragazzi, passò davanti a loro volutamente senza fermarsi, disse volutamente un veloce: "Buonasera!" e se ne andò.
La ragazzina, appena vide il padre che si dileguava, non ebbe dubbi e disse a quel bel giovanotto di fronte a lei: "Stasera a casa son mazzate!!!".
Quando la giovane ribelle rientrò a casa trovò in salotto lo zio e il padre ad attenderla.
Il padre, che non aveva mai osato picchiare quella sua figlia prediletta, per non rovinarsi la reputazione di padre padrone e per non rivelarsi in realtà un "debole" nei confronti della figlia, diede una forte sberla alla ragazzina che, dal dolore e dallo spavento, si rifugiò in camera a piangere.
Dopo questo scenario tipico napoletano la ragazzina, stupita dal fatto che per la prima volta suo padre l'aveva picchiata, si ammalò. Le febbre a 39 per parecchi giorni sottolineava il grande stupore e spavento dopo la lite con il padre, il quale dopo qualche giorno andò in camera della figlia e le disse: "E io che potevo fare, secondo te?", quasi a giustificare il suo comportamento con il fatto che in casa c'era lo zio e lui doveva per forza dimostrare la sua autorità nei confronti della figlia.
La piccola ribelle, dopo il fattaccio, si intestardì e disse: "Se non volete che io lo veda fuori casa, allora mi fidanzo in casa!".
E così fu.
Nonostante il padre non fosse d'accordo e non approvasse l'unione, la ragazzina si fidanzò.
Passarono cinque anni di fidanzamento. Il ragazzino ormai quasi uomo aveva cominciato a lavorare prima in paese ma, a causa del poco lavoro, si trasferì a Varese.
Passò un anno di amore a distanza che ben presto i due innamorati decisero di interrompere con l'annuncio di voler convolare finalmente a nozze.
Rapidi i preparativi, tantissimi gli assegni firmati, perfetti i vestiti per le nozze e le bomboniere.
Ormai mancavano 4 giorni al matrimonio e l'uomo "del nord" ritornò in paese per, in teoria, terminare gli ultimi preparativi.
Ma ...
Arrivò in paese in compagnia di una giovane donna che, senza vergogna e giudizio, presentò a tutti come la sua nuova innamorata.
Uno schok che unì l'intero paese, compresi i genitori di lui che erano così tanto affezionati alla ragazza del Don Gaetano e che ormai adoravano come una figlia.
Lui scappò in ritirata a Varese, Don Gaetano consolò (anche se felice, ma arrabbiato) la sua povera figlia rifiutata all'ultimo, la quale ancora non riusciva a rendersi conto di quello che le era appena accaduto.
Passarono giorni, mesi e col tempo altri fatti sconvolgenti metterono finalmente a tacere le dicerie sul suo matrimonio mancato.
Passarano un paio di anni e la ragazza ribelle ormai aveva dimenticato tutto, anche se aveva incamerato le sue esperienze crescendo con un maturità tale di chi, nonostante la giovane età, già ne sa.
E quella sera lei era già splendida e super pronta per la festa del paese che ogni anno lei e suoi fratelli attendevano con ansia.
Cibo, vino, musica, balli, e tanti tanti tantissimi ragazzi.
Ma quell'anno non era una festa come tutte le altre, era una festa particolare. Una festa in cui incontrò un ragazzo che, questa volta, la voleva. La voleva davvero. Che combattè contro ogni cosa pur di farla sua, anche contro i 900 km che li separavano.
Un anno e mezzo di fidanzamento e poi, senza più aspettare, si sposarono.
E, questa volta, il matrimonio si fece davvero.
32 anni d'amore fa.
E io, orgogliosamente, ne sono il frutto.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

che bella storia patata. sono un po' commossa. bacione! (largen)

Anonimo ha detto...

Le donne, alla fine, hanno sempre la meglio.

Anonimo ha detto...

tutto e bene quel che finisce bene!

Anonimo ha detto...

fantastica la storia,fantastica la LORO.fantastico il modo in cui l hai scritto.ne avevo proprio bisogno.W l 'amore e i loro frutti.in qsto caso,viva la festa del paese e ringrazio l'ex per essere andato a varese.almeno ti VIVIAMO!
dani

Anonimo ha detto...

E anche noi siamo orgogliosi di conoscerti.Sette

Fassbinder ha detto...

Bello bello.
Avrei letto questo post ancora per un sacco di pagine.

Anonimo ha detto...

minchia 32!!! ma ci pensi?! :) Iena

Anonimo ha detto...

Storia forte splendidamente raccontata e splendidamente vissuta, con forza, con tenacia e con amore! (ps: il silenzio parla tanto, ma le parole, soprattutto se urlate, sono uno sfogo di cui abbiamo bisogno. Importante è ascoltarle nel verso giusto e da chi le sa capire!) un bacio splendore!!!

Anonimo ha detto...

sei stata bravissima amore...concordo con quello che ha scritto dani....ps:...cmq menomale altrimenti nn avrei potuto godere di questo dolcissimo frutto... :)
(delafuentes)

Anonimo ha detto...

Che splendido racconto hai voluto regalarci. Davvero bello, perché semplice e delicato. Te ne sono personalmente grata. Se fossi qui davanti, ti abbraccerei per ringraziarti.
Allora, benché virtuale, il mio abbraccio lo mando ugualmente.
A presto.
Melania

Patty Sed ha detto...

Con oltre due anni di ritardo rispetto al giorno in cui l'hai scritto, leggo questo racconto e, d'istinto, "una lacrima va giù"..
Bello... forse un giorno... si spera..