30 gennaio 2008

Un passo indietro ... e due in avanti.

Il primo amore non si scorda mai.

Anche quando sai con certezza che, dentro te, ne stia nascendo uno completamente nuovo ...

24 gennaio 2008

MyP's Anatomy

Credo non si legga bene nella foto ma, poco male, ve lo schiarisco io.

DIAGNOSI:

"Nevo melanocitario composto con aspetti di involuzione"

Del tipo che, se non sapessi di essermi tolta un neo, da questa diagnosi di certo non ci potevo arrivare da sola ...

Quindi io, paziente, vado a ritirare finalmente i risultati dell'esame istologico dopo aver mandato a cagare per più di un mese un dottore, una segretaria, il San Raffaele in generale, l'accettazione del San Raffaele, le indicazioni del San Raffaele, l'ambulatorio, la dottoressa dell'ambulatorio che avrà avuto la mia età e basta, credo.
Questi risultati, vedi sopra, sono praticamente incomprensibili per una mente medicalmente ignorante come la mia. Della serie "puòessereanchechestopermoriremaancoranonlosoomegliononlocapisco".
In pratica tu ti trovi davanti una diagnosi di una parte del tuo corpo e non sai proprio che cazzo vogliono dire tutte quelle parole insensate messe, tra l'altro, lì tutte insieme quasi a volerti complicare apposta ulteriormente la compresione.
Le alternative sono due, dunque, anche se ieri sera ero piegata in due dal ridere a vedere mio padre prendere l'enciclopedia medica e cercare il termine involuzione. Sono proprio sua figlia, non c'è che dire. Esaurita uguale.
Comunque, dicevo, le opzioni da tenere conto per risolvere l'arcano mistero del "checazzovuoldireladiagnosi?" sono due e le seguenti:

- Andare dal mio medico curante e chiedere spiegazioni;

- Tornare dalla dermatologa che mi ha consigliato di togliere il neo e chiedere il suo parere.

Ora, per quanto sia rapido arrivare a queste due possibili soluzioni, non posso certamente dire che l'effettivo approfittamento delle loro conoscienze ne sia altrettanto.
Voglio dire, avete idea delle ore di coda che mi potrei fare dal mio medico curante se decidessi di rivolgermi a lui? Sembra che il mio paesino bello bello si ammali sempre quando io ho bisogno del mio medico giusto per cinque minuti, il tempo di una ricetta o, in questo caso, di una rapida traduzione medica in termini italiani e comprensibili. E, chiaramente, anche se vado dal medico anche mezz'ora prima dell'orario (credendomi furbissima, tra l'altro), mi ritrovo comunque davanti a me almeno cinque persone di cui non posso veramente fare a meno di pensare: "Ma hanno dormito qui 'sti stronzi?". Per non parlare dei vecchiettini che fingono di essere teneri, ma quando sono dal medico sono i più stronzi in assoluto. Sarebbero disposti anche a fare a botte per saltare la fila rivelando la loro forza nascosta che poi, una volta faccia a faccia col medico, rinnegano e si lamentano.

La dermatologa, invece, non è che sarebbe molto meglio. Nel senso che è vero che salterei qualsiasi fila grazie ad un appuntamento prefissato del quale nessun vecchietto potrebbe mai contestare "fisicamente" la mia esclusiva, però - eh sì, c'è sempre un però - guarda caso Milano Beach, proprio ora, ha bisogno di un dermatologo. Tutta Milano. E tutti il mio dermatologo, ovvio. E intanto, sempre ovviamente, penso. Penso al peggior significato che possono avere quelle parole, perchè intanto il tempo passa e noi umani siamo abituati a pensare al peggio, al bicchiere mezzo vuoto, quando si tratta della nostra salute.

E quindi ti chiedi chissà quando cavolo ti darà quel maledetto appuntamento in cui finalmente scoprirai se quelle paroline incomprensibili nascondevano una tua possibile malattia, o tumore, o qualsiasi altra cosa terribile.

Chiaramente sempre se non sei già morta prima, nell'attesa.


Voglio tornà bamb ... no ... voglio essere Clark Kent!!!

23 gennaio 2008

A-u-n-t-L-o-v-e


Forza, Pequeña!!!

22 gennaio 2008

Son dettagli ... importanti!

La cosa più bella di te è che, nonostante tutto, non ti manca MAI il sorriso.

Bella tu.

21 gennaio 2008

Ciao Pà.

Il più delle volte non ti capisce. E tu non capisci lui.
Capita anche che non riusciate a trovare un compromesso.
Ti arrabbi perchè lui sa come ferirti.
Non lo sopporti quando si propone come "padre-padrone".
Odi la sua arroganza in determinate situazioni.
Ricordi che è stato proprio a causa sua che a 18 anni hai deciso di andare a vivere da sola.
Perchè non lo sopportavi più.
Pensi che sia stato ingiusto con te quando si trattava di lavoro.
A volte è arrivato anche a pretendere senza darti ciò che volevi in cambio.
Puoi considerarlo retrogrado.
Puoi arrabbiarti tutte le volte che ti considera un'irresponsabile.
Puoi considerarlo egoista, antico, incoerente e poco comprensivo.

Ma è comunque tuo padre. ERA tuo padre.
E lo è anche ora mentre, comodamente seduto su una nuvola bianca, ti sta guardando dall'alto.

Rest in peace.

- dedicato alla mia socia -

17 gennaio 2008

No way.

Ti devi soltanto vergognare.

L'unica cosa che ti meriteresti è rimanere da solo.
Punto.

16 gennaio 2008

Aaaah, l'abitudine!!!

E' incredibile quanto, noi poveri esseri umani, siamo così attaccati alle nostre abitudini. Dipendiamo maniacalmente da più certezze a volte assurde che fanno parte quotidianamente della nostra vita.
Ovviamente, chi più e chi meno.
Ovviamente, chi in modo morboso e chi consapevolmente.
Ma in ogni caso a tutti, e dico tutti, piace sapere che in settimana la sveglia, ad esempio, deve suonare alle 7.47 e non un minuto di meno o di più. Che la mattina per prepararci i passi da seguire sono sempre quelli e sempre nello stesso preciso ordine: pipì, lavarsi, denti, vestirsi, fare il letto, preparare la borsa e uscire. Ci piace pensare che il mercoledì è serata karaoke, e il venerdì serata al Glass. Che il lunedì sera si mangia sempre la pizza fatta in casa dalla sciura del quinto piano.
Ma l'esempio più lampante sono quelli che, alla fine di un rapporto lungo e vegetativo, si tormentano perchè non sanno più a chi dare il buongiorno e la buonanotte ... non sanno con chi uscire ... con chi confidarsi, o peggio ... non sanno che fare della loro vita perchè erano abituati a pensare per due. Cosa chiaramente romantica, ma dannatamente vergognosa.
Aaaaah, l'abitudine!!!

Praticamente le abitudini sono tutte certezze che ci tranquillizzano, anche se possono sembrare le cose più banali e meno significative della nostra vita.

Parlando per me, ad esempio, la mattina la radio della Pervy deve essere rigorosamente accesa su Radio Deejay. C'è la Plati ... e io senza la Plati non mi sveglio, va detto.
Come una mattina di dicembre in cui, mettendo in moto la Pervy, accendo la Radio e .... dov'è la Plati? Dov'è la Platiiiiiiiiii? ... "Niente Plati per due settimane!", dicono due sconosciuti che la sostituiscono: "Sarà in giro con il gruppo di Amici per lo spettacolo - A un passo dal sogno -!".
Porca paletta, e io come faccio senza la Plati???? La Plati è la mia colazione la mattina, la mia sveglia mattutina, il mio primo sorriso del giorno.
Fortunatamente ora è ritornata e io mi sento una donna completa. :-)
Aaaaah, l'abitudine!!!

Per non parlare della domenica: è divenuto praticamente un must che la domenica la famiglia MyP al completo si riunisca per pranzo, cognato e pequeña compresi.
Ciò consiste nel girare il tavolo della cucina per avere più spazio, attaccare il seggiolone per Asia,
vedere la mamma che cucina un sacco di robe di cui il 90% sono i piatti che più ti piacciono, e dopo di che mangiare tutti insieme chiaccherando e prendendosi in giro come al solito.
E' capitato, però, che alcune domeniche mi son svegliata notando che c'era qualcosa di poco "abituale" in giro per la casa: la mamma non c'è. LA MAMMA NON C'E'????? E dov'è? A messa. A MESSA????? E perchè? Perchè oggi a pranzo siamo solo noi tre. SIAMO SOLO NOI TRE???? E da lì ecco che parte il mio repertorio di domande per capire bene come sarà, dunque, impostato il pranzo di questa domenica inusuale, temendo che la mia certezza più grande diventi solo una povera illusione.
A che ora si mangia? ... quando torna la mamma ...
E a che ora torna la mamma? ... non lo so ...
Ma cosa si mangia? ... non lo so ...
Panico.
Aspetto che torni la mamma e quando la vedo rientrare riparto in quarta con le mie mille domande:
A che ora si mangia? ... ora mi cambio, e metto su una frittatina veloce, veloce ...
Una frittatina???? Niente pasta alla puttanesca, arrosto, patate fritte e torta al cioccolato? ... ma no, tanto siamo solo noi tre. Che mi metto a fare a cucinare? ...
Ecco, lo sapevo. Niente mega mangiata della domenica, cosa che io a-d-o-r-o-!!!
Doppio panico.
Soprattutto perchè capisco che poi mi toccherà anche lavare i piatti. E la domenica è d'abitudine che Myp non è la selezionata per la zona lavandino. No mamma, NO!!!
Aaaah, l'abitudine!!!

Che poi è assurdo pensare che nel momento in cui vado in vacanza, io possa fare a meno di qualsiasi di queste abitudini. Mi lancio nel fantastico mondo del "dormoquantomiparemangioquandomipareevoglioesserelafancazzistanumberone".
E così, trovando una conclusione d'effetto per il post come ho l'abitudine sempre di fare, penso che forse è per questo che noi poveri esseri umani sentiamo il bisogno di andare in vacanza ... perchè solo in vacanza non ci sentiamo imprigionati dalle nostre care e vecchie abitudini.
Aaaaah, le abitudini!!!

14 gennaio 2008

Ma non sai cos'è?

Nonostante le sensazioni contrastanti.
Nonostante i piccoli screzi che abolirei.
Nonostante il premestruo che non mi dà pace e mi rende stronzetta e nervosa ...

Ci sono delle canzoni che, in qualsiasi momento le si ascolti, fanno sempre ritrovare il sorriso! :-)

-----------------------

Sai cos'è - Studio 3
Ci sono storie nate per dare un brivido
che poi scivola dentro, mi tocca lento e fa paura un pò.
Ci sono notti in cui non trovo la forza per dare di più
e ammettere che non sai cos'è che mi fa stare bene quando non ci sei.
La tua voce mentre dici che mi vuoi,
che sei lontana ma che l'anima è ancora qui con me.

10 gennaio 2008

Il vuoto del silenzio

Stasera a cena si riuscivano a sentire i ticchettii delle forchette sui piatti. Si sentiva il rumore del bicchiere appoggiato al tavolo dopo aver bevuto. Il rumore dei piatti mentre si sparecchiava. Quello delle sedie strisciate per terra mentre ci si alzava dal tavolo.
Il resto tace, a casa MyPassion.

Non si sente nessuna voce. Nessun dialogo che, di solito, copre qualsiasi altro rumore.
Non si sente niente.

Solo il frastuono della scenografia.
E le risa di Asia mentre le fai "cucù ... settete".

La pequena riesce a riempire i vuoti che noi altri creiamo.

Per fortuna!!!

Confessions of a dangerous mind

... thoughts are running through my head ...

But they don't scream.
They whisper.

06 gennaio 2008

Love's not a point of view

Dieci anni fa LEI ...

... era quella che non era obiettiva in amore.Basava la sue opinioni sulle sue convinzioni, che molto spesso erano un preciso riepilogo dei suoi amori andati a rotoli.
Non parlava mai in generale. Ogni discorso d'amore aveva i suoi mille dettagli personali. Negativi ovviamente.
Era quella che sognava l'amore, ma che non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto pesante interrogatorio.
Era quella che sognava così tanto l'amore che il 14 febbraio faceva a me un regalino stupido per "festeggiare" la nostra amicizia.
Era quella a cui "rode" quando un amore finisce senza prima averle dato una chiara e corretta motivazione, spiegando più volte il perchè, mettendolo magari pure per iscritto, e solo se è veramente e pienamente soddisfatta della risposta che le darai allora ti lascerà uscire di scena. E se non lo fai ... dare una spiegazione, intendo ... ti terrà il muso per tutto il resto dei tuoi giorni finchè non le chiederai scusa, o non le rivelerai finalmente il "perchèdieciannifaavevidecisodilasciarmi!!!".
Ma la cosa che più la caratterizzava era il fatto che diffidava degli amori a lungo termine, non perchè non ne volesse vivere uno. Ma perchè non credeva che un amore potesse durare troppo a lungo, anche se forte e profondo.
Pensava che l'amore durasse esattamente il periodo di un "momento". Solo il tempo necessario di cui quell'amore ha bisogno. Il destino, le situazioni, il corso del tempo avrebbero deciso la sua durata. E, dunque, la sua fine. E, secondo lei, non era assolutamente preso in considerazione come opzione il periodo "per sempre".

Sei anni fa LEI ...

... iniziò ad uscire con Sergio e disse: "Me la godo finchè dura, tanto lo so che prima o poi finirà!".
Sei anni fa viveva la sua storia con il pensiero costante che non sarebbe durata per sempre.
Perchè le storie, secondo lei, prima o poi finiscono.
Perchè gli amori, secondo lei, non hanno mai il lieto fine.
E intanto che pensava queste cose, i giorni ... poi i mesi ... poi gli anni passavano.
E Sergio era ancora nella sua vita!

Due mesi fa LEI ...

... mi ha confidato: "Forse nel 2008 io e Sergio andremo a vivere insieme!"

E una settimana fa LEI ...

... mi ha dato conferma!!!


L'amore è eterno finchè dura, va detto. Ma allora facciamolo durare per sempre, no?!!!